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“AMOR, CH’A NULLO AMATO AMAR PERDONA”

Da Dante Alighieri a Eric Fromm, un racconto sulla conoscenza dell’amore, sulla sua presenza in ogni aspetto della nostra vita, sulla sua imprescindibilità e su come esso salverà il Mondo.


“Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, quante volte abbiamo letto o ascoltato questa frase? Magari impigriti su un banco di scuola durante l’ora di Italiano, mentre la professoressa provava in ogni modo a rendere attuale quella meraviglia che ancora oggi è la Divina Commedia di Dante. Una frase del genere era in grado di risvegliare anche il più sonnolento degli studenti, richiamandolo all’ordine, perché ogni essere umano si rende conto istantaneamente che quel canto V parla di lui, di qualcosa che lo riguarda, di cui non può fare a meno: l’Amore.


Tuttavia, in pochi possono dire di aver compreso pienamente il significato di queste parole pronunciate da Francesca mentre il suo amato Paolo, ancora singhiozzante, sta al suo fianco. Il senso stretto è che l’amore non consente a nessun individuo che è amato di non provare amore a sua volta. Si crea in questo modo un circolo virtuoso in cui ogni uomo, capace di esprimersi come soggetto amante, scatenerà, nell’oggetto amato, una reazione d’Amore che a sua volta ne scaturirà un’altra e così via in un eterno ciclo. Con questo concetto, Dante descrive in modo preciso quelle reazioni fisiologiche che ciascun essere umano prova quando si sente oggetto d’amore; essere desiderati, essere amati, producono nelle persone una sorta di “reazione naturale”. Forse perché, amando, si spera di ricevere ancora il dolce nettare dell’essere desiderati oppure perché, molto semplicemente, ci si sente attratti da quell’amore, da quel dare incondizionato e si è spinti in maniera istintiva a restituire tutto quel bene, a essere noi stessi donatori, per mantenere vivo il ciclo. Intesa in questo modo, il verso di Dante anticipa di circa 600 anni le teorie sull’Amore proposte da Eric Fromm, uno dei capostipiti della Psicologia Umanista il quale, prendendo a piene mani dalle opere di sociologia di Karl Marx, scrisse “L’arte di Amare”. In questo testo, di cui incoraggio la lettura ai più curiosi e ai più appassionati, Fromm esamina con perizia chirurgica l’amore in ogni sua componente descrivendo il suo ruolo fondamentale all’interno della società, la sua storia e i suoi lati più oscuri.


Si può dire che per Fromm il concetto di Dare sia centrale:

In questo dono di sé stessa, essa [soggetto amante] arricchisce l’altra persona, sublima il senso di vivere dell’altro sublimando il proprio” e continua affermando che “nel dare non si può far a meno di portare qualche cosa alla vita dell’altra persona, e colui che riceve si riflette in essa; nel dare con generosità, non si può evitare di ricevere ciò che le viene dato di ritorno. Dare significa fare dell’altra persona un essere che dà, ed entrambi dividono la gioia di sentirsi vivi” e conclude con l’affermazione che si è marchiata a fuoco nella testa di chi scrive “L’amore è una forza che produce amore; l’impotenza è l’incapacità di produrre amore”.

Dare sé stessi rappresenta per il sociologo americano la massima espressione d’amore attraverso la quale gli uomini possono far fronte all’alienazione che il mondo occidentale sta creando. Attraverso l’amore, l’uomo riacquista la sua individualità ed entra in relazione con un'altra persona. Tuttavia, solo l’amore maturo, quello tra due individui consapevoli di Sé e che rispetta l’integrità del singolo come persona sarà considerabile una forza attiva, un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso di isolamento e di separazione consentendogli tuttavia di preservare la sua individualità.


L’amore cosiddetto simbiotico è una forma immatura di legame in cui due sono uno, in cui ciascun individuo dipende dall’altro per creare un’immagine forte di sé stesso poiché incapace di crearla da Sé. Si crea in questo modo una sorta di legame parassitario in cui gli individui sono legati dall’esigenza della sopravvivenza, un legame che spinge ad ancorarsi all’altro come una barca con il molo con il problema che, quando il molo crollerà per una tempesta più forte del normale, la barca che non ha imparato ad ancorarsi da sola andrà spersa alla deriva, incapace di trovare in sé stabilità e salvezza. L’unica relazione simbiotica funzionante è quella tra una madre e il figlio che è incapace di provvedere a sé stesso e che ha quindi bisogno, nei primi periodi della sua vita, di qualcuno che si prenda cura di lui. Tuttavia, questo tipo di amore dovrà presto lasciare spazio al tipo maturo e sano, in modo che il bambino possa diventare uomo o donna.

Prima di concludere credo sia importante soffermarsi ancora per un attimo sulle tipologie di Amore proposte da Fromm.

Egli parla dell’esistenza di 3 tipi di amore a livello sociale: l’amore fraterno, l’amore materno e l’amore erotico.

L’amore fraterno ne è la forma più fondamentale. Esso esprime il bisogno della solidarietà umana, è l’amore che si prova verso il prossimo e verso chi è più debole. L’amore fraterno è tutela del diverso e del discriminato, è la dimostrazione più pura d’amore che guida i soggetti a legarsi tra di loro mantenendo sempre la propria individualità molto salda, liberandosi a vicenda dalle catene di una società che sempre più spesso vede l’individuo come un numero, come un consumatore, facendo riappropriare il prossimo della sua individualità.

L’amore materno è l’esempio più alto di amore incondizionato. Una madre ama il suo bambino, lo protegge, anche se esso non è ancora in grado di ricambiare il gesto d’affetto. Ciò che tuttavia rende una madre amorosa e non affettuosa è la sua capacità, quando giungerà il momento, di separarsi dall’oggetto d’amore, il figlio, senza però rimpiangere o rinnegare il sentimento per lui, mantenendo così la capacità di amare gli altri che le sono intorno (famigliari, parenti, altri figli, ecc.).

L’amore erotico è infine il più complesso poiché, almeno nella civiltà occidentale, acquista un criterio di esclusività. Se l’amore fraterno è tra simili e quello materno è per l’essere indifeso, l’amore erotico è il desiderio della fusione completa con un individuo diverso da sé. È spesso confuso con la bruciante esperienza dell’innamorarsi che fa crollare ogni muro tra 2 individui ma è tuttavia molto più complesso.

Questo tipo d’amore, per essere vero, richiede una condizione: “che io ami dall’essenza del mio essere, e senta l’altra persona nell’essenza del suo essere”. La brama di fusione con l’altro si deve trasformare quindi in un desiderio di completezza; non è la necessità di trovare chi ci completi a formare l’amore erotico maturo ma bensì la possibilità di avere al proprio fianco qualcuno che sia arricchente per il proprio sé, in modo da avere un rapporto d’affetto vero tra due individui che continuano a costruirsi tra di loro, generando qualcosa di nuovo per entrambi e dando alla luce qualcosa di nuovo.


Si può affermare, in conclusione, che l’Amore abbia in sé il potere di salvare il mondo. Attraverso la coesione tra i diversi, la creazione di una nuova società, la condivisione tra gli individui e la felicità che è capace di donare, questo sentimento è capace di stravolgere gli equilibri e di cambiare la forma mentis delle persone, portandole a vedere con un nuovo sguardo e con una felicità rinnovata il mondo e le sue genti. Se amare è un’arte, dobbiamo impegnarci tutti nella creazione del nostro capolavoro.


“Colui che non sa niente, non ama niente.


Colui che non fa niente, non capisce niente.


Colui che non capisce niente è spregevole.


La maggior conoscenza è congiunta indissolubilmente all’amore…


Chiunque creda che tutti i frutti


maturino contemporaneamente come le fragole,


non sa nulla dell’uva”

PARACELSO






Cavallera Lorenzo

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