top of page
Blog: Blog2
  • Immagine del redattoreProspettive Magazine

Chiamata dal passato. Giorgio Gaber e la nostra amata democrazia.

Siamo totalmente immersi nell’emergenza: chi operativo in prima linea, chi operativo a casa, per aiutare a fermare il contagio. Ed in questi giorni, si dice che “la gente” inteso quale agglomerato informe di individui che condividono un iniziale scopo comune, stia riscoprendo tradizioni, modi di fare, modi di dire e modi di vivere: stia riscoprendo una cultura legata più al passato che al nostro tragico presente. Ragionando nel paradosso, questa riscoperta di un modo di vivere, ieri sbandierato come esclusivo di una nazione, da chi cerca di vincere elezioni e dibattiti nel nome della stessa e non solo (forse nel senso hegeliano del termine, forse nel significato attribuitogli da Savigny, che risulta a dir poco imbarazzante se calato nel quadro politico attuale), si rende oggi alla quotidianità delle famiglie e dei concittadini sotto forma di “metodo” per evitare la noia: da bandiera del patriottismo e del confine solido, a “testa di ponte” per la condivisione e lo svago dei più coraggiosi sostenitori della solidarietà, dediti all’aiuto nel termine sincero del termine, piuttosto che alla ricerca del miglior bersaglio dell’emergenza, con il becero scopo di tornare a fare quell’incessante propaganda che distingue gli sciacalli dal resto del mondo.

Usi e costumi che, riesumati da un passato impolverato, rivivono anche grazie alla tecnologia: storie, post, challenge e dirette condivise, il tutto per contribuire a rendere impegnata e (forse) spensierata questa quarantena. Una cultura utilizzata per unire, anche al di fuori, nel nome della guarigione. Un bel risultato, che deve però essere confrontato con l’ascesa della parte peggiore dell’Italia, quella che insorge contro il Governo, contro l’Europa, contro la Cina, contro il comunismo, contro gli USA, contro i terroristi islamici, contro le lobby e i poteri forti. Una fazione che ritrova odio e rabbia quanto basta, per nutrire i propri sostenitori. Qui occorre rispolverare, insieme alle ricette delle nonne, un po’ di cultura musicale passata: richiamiamo alla memoria Giorgio Gaber, un uomo che peli sulla lingua non ne aveva.

Gaber esprime disappunto verso il sistema democratico, manipolato secondo il piacimento dei governanti

Nella famosa prosa de “La democrazia” tratta dall’album “Un’idiozia conquistata a fatica”, Gaber esprime disappunto verso il sistema democratico, manipolato secondo il piacimento dei governanti e, soprattutto, vittima dello stesso popolo a cui è attribuito il “potere”. Versi, quelli di Gaber, che risultano tristemente attuali, forse più di quanto non lo fossero nel momento in cui tale prosa venne pubblicata. Ora più che mai i governi, al di là del sistema giuridico – costituzionale adottato, sono in crisi a fronte del ritorno di ideologie allergiche a questo modo di convivere. Un ritorno “legittimo”, politicizzato e sostenuto a gran voce, reso possibile grazie a un incessante, forse immaturo e troppo fiducioso, bisogno di garantire la libertà di espressione e di pensiero, da cui discende la libertà di informarsi nel modo che si ritiene più opportuno. “Nei regimi totalitari, per esempio durante il fascismo, si chiamava propaganda e tu non potevi mai sapere la verità. Da noi si chiama “informazione”, che per maggior chiarezza ha anche il pregio di esser pluralista. Sappiamo tutto. Sappiamo tutto, ma anche il contrario di tutto. Pensa che bello. Sappiamo che l’Italia va benissimo, ma che va anche malissimo” La fazione sovranista, che oggi raccoglie e si compone di populisti, neofascisti, complottisti, scetticisti, terrapiattisti, estremisti cattolici e xenofobi, non fa altro che auto nutrirsi, gonfiarsi giorno dopo giorno, raccogliendo tra le sue fila persone deluse e arrabbiate, che non hanno la forza di fare la distinzione tra una notizia, magari sì scomoda, ma verificabile e fondata su dati e statistiche raccolti secondo metodi scientifici (o perlomeno riconosciuti quali attendibili), a discapito della falsa informazione, tesa a scaricare colpe e alimentare il dubbio, oltre naturalmente a rinforzare la convinzione di essere “giusti vittime dei potenti”. La necessità di trovare un responsabile a questa pandemia ha nuovamente offerto un assist irresistibile a questo fronte politico, che si ritrova così ad ingurgitare centinaia di post e notizie menzonieri, e alimentare nuovamente la fiamma della discordia. La mala informazione, diffusa capillarmente, le permette di accogliere tra le sue fila nuovi scettici, e allo stesso tempo rinforzare le convinzioni di chi già era militante. Assist raccolto a meraviglia da chi si occupa di raccogliere sotto un simbolo gli insoddisfatti.

Più largo è il consenso del popolo, più la democrazia, o chi per lei, ci guadagna.

“Più largo è il consenso del popolo, più la democrazia, o chi per lei, ci guadagna. Quello del popolo è sempre stato un problema, per chi governa. Se ti dà il suo consenso vuoi dire che ha capito, che è cosciente, consapevole, e anche intelligente. Se no è scemo. Comunque l’importante è coinvolgere più gente possibile. Intendiamoci, la democrazia non è nemica della qualità. È la qualità che è nemica della democrazia.” Coinvolgere più gente possibile, senza curarsi della qualità; far in modo che la politica diventi argomento “da bar”, come le partite di calcio, per riuscire a raccogliere il consenso. Tutto questo confondendo le carte in tavola, creando scompiglio, gettando fumo sulla chiarezza, per poi accusare l’obiettivo prescelto di “essere lontano dal popolo”, “di creare insicurezza e di essere incapace di gestire l’emergenza” e “di inseguire i propri interessi”, o peggio, “di fare gli interessi del nemico”, che a giorni alterni può essere: Francia, Germania, l’Unione Europea e, ultimo ma non ultimo, le industrie farmaceutiche o peggio ancora, le banche.

“in democrazia ci vogliono i numeri, e che numeri. Bisogna allargare il consenso, scendere alla portata di tutti. Bisogna adeguarsi. E un’adeguatina oggi, un’adeguatina domani… […] e “tac”, un’altra abbassatina… poi ce n’è un altro che si abbassa di più, e allora anche lui… “tac”… “tac”… ogni giorno si abbassa di cinque centimetri.” Ogni giorno un nemico, per continuare a nutrire l’esercito degli insoddisfatti; ogni giorno un monologo che non conosce confronto, che non conosce dibattito, poiché impostato per essere raccolto come verità assoluta ed incontestabile. La verità di un leader carismatico e onnisciente che, a quanto pare, è sempre in possesso della soluzione e dello strumento di risoluzione che, “purtroppo”, per colpa di quegli stessi poteri che calpestano i suoi sostenitori, non riesce mai ad utilizzare. Il metodo lo conosciamo, ed anche questo è un gran rispolvero. Come si dice in ambito mercatale, però, “diffidate dalle imitazioni”; anche perché l’originale, per quanto subito riscosse un gran successo, finì per sfinire il popolo di cui si erse a protettore. Caro Giorgio, vedessi oggi come si è trasformata la politica, sono sicuro che non diresti molto; sorrideresti, con quel tuo ghigno malizioso, come a dire: “io ve lo avevo detto”: “E così, quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la democrazia sarà perfetta. Auguri auguri auguri”. (Giorgio Gaber, “La democrazia”, da “Un’idiozia conquistata a fatica”)

Lacanna Gabriele

451 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page