IL CO-HOUSING: UNO STILE DI VITA
- Prospettive Magazine
- 25 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Il concetto di Co-Housing è molto in voga negli ultimi anni: ciò che rappresenta è uno stile di vita, in cui persone diverse combinano alla propria residenza privata la condivisione di spazi e momenti della quotidianità. Alla base di questa modalità dell’abitare è, dunque, necessario progettare dei luoghi adatti ad ospitare queste funzioni. L’impegno della comunità e l’inclusione sociale sono due aspetti essenziali per la visione di una realtà di Co-residenza e, seppur paradossalmente, nuovi nella concezione dell’architettura. Il paradosso deriva dall’inclinazione naturale dell’architettura di costruirsi sulla base delle necessità e degli atti sociali di una serie di utenze, ciò nonostante la progettazione di edifici e spazi, soltanto negli ultimi anni, ha rivolto l’attenzione nei confronti di queste tematiche.
Slegandosi dalla concezione statica dell’abitare, a favore di una visione in cambiamento, è possibile progettare, dunque, ambienti mutevoli e dinamici, che stimolino l’incontro. Ciò significa che concetti quali la casa fissa, la villetta a schiera in cui ognuno ha il proprio giardino, l’appartamento sconnesso dal complesso residenziale diventano obsoleti o, per meglio dire, cambiano a favore di spazi collettivi, sia interni che esterni, in cui si sviluppa un ambiente comunitario. Si tratta di cucine, di sale giochi o per lo sport, di lavanderie, di orti, di giardini, di terrazze, di servizi quali il Car-sharing o il Bike-sharing, tutti a disposizione dei residenti.
Comprendere chi vivrà l’architettura è, dunque, alla base del disegno progettuale. Infatti, i bisogni della comunità devono essere soddisfatti tramite dei servizi inclusivi, dove impegno e partecipazione attiva trovano opportunità con pratiche di autogestione in relazione all’architettura stessa; sviluppando, quindi, una comunità, un ambiente famigliare nelle persone ha origine un senso di appartenenza, che è proprio la ragione che le muove a favore di servizi collettivi.
Gli attori della realtà del Co-Housing possono essere diversi e proprio la differenza e l’incontro tra di loro rende l’esperienza ancor più stimolante. Si tratta, quindi, di famiglie, piuttosto che di studenti universitari, talvolta di anziani o di giovani provenienti da differenti angoli del mondo. Tali pratiche offrono interessanti possibilità di crescita personale e culturale, in cui la cooperazione degli abitanti risponde a necessità di carattere quotidiano, quali fare la lavatrice, piuttosto che prepararsi un pasto o, talvolta, coltivare la propria verdura. I servizi in condivisione sono, dunque, il fulcro della socialità, dove uno studente, ad esempio, può dialogare con coetanei di facoltà o paesi diversi o, talvolta, con un anziano, contento e gioioso di raccontare le esperienze della propria giovinezza.
Oltre ad offrire stimoli e curiosità, la concezione della Co-Residenza si porta dietro una serie di modalità dell’abitare, che possono aiutare nella vita di tutti i giorni. È molto comune programmare dei momenti in cui si mangia insieme, condividendo il cibo, cucinando in gruppo, dividendosi i compiti, quali, banalmente, lavare i piatti piuttosto che sparecchiare la tavola. In altri casi, invece, è fondamentale lasciare gli spazi collettivi, come potrebbe essere una terrazza o una sala giochi, in ordine, in modo che qualsiasi altra persona, che voglia usufruirne, lo possa fare liberamente e senza trovarsi tra i piedi le cianfrusaglie di qualcun altro. Un altro esempio è quello di curare e coltivare l’orto, senza sapere a chi poi effettivamente toccherà mangiare quel pomodoro o quella testa di insalata. In molti casi, ad esempio, sono a disposizione della collettività servizi quali il Car-sharing ed è essenziale il fattore fiducia per renderlo funzionale. Queste abitudini sono degli ottimi spunti di sviluppo, dove impegno nei confronti della comunità, partecipazione attiva, senso di condivisione si rendono partecipi affiancandosi, dunque, alla realizzazione di una società più unita e collaborativa.
Per rispondere al meglio ai bisogni delle utenze la progettazione partecipata si pone in un’ottica estremamente funzionale, ciò significa che il coinvolgimento dei residenti avviene fin dall’inizio della concezione degli spazi e, dunque, la realizzazione del complesso/edificio è accompagnato dai futuri abitanti.
L’amministrazione della comunità, solitamente, viene gestita direttamente da quest’ultima e le decisioni cercano di accordare e rispettare il pensiero del singolo. Sollecitando, quindi, l’incontro tra idee diverse, cercando un dialogo, che porti alle migliori soluzioni per tutta la comunità.
Sono moltissime le realtà di Co-residenza, sia Italia che all’estero, nei luoghi più svariati e meravigliosi, quali, per esempio, boschi, piuttosto che quartieri eco-sostenibili o, invece, condomini nel centro delle città.
Lo stile di vita del Co-Housing potrebbe diventare la modalità dell’abitare del futuro? Chissà…sicuramente dona possibilità interessanti e stimolanti per i residenti, creando, inoltre, un piccolo modello per migliorare determinati aspetti della società. L’architettura è lo sfondo attivo del Co-Housing e senza di lei non sarebbe concretizzabile.

Sofia Rosso
Foto di Giorgia Di Bello
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