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Il folklore del carnevale alpino di Valderi

A Valdieri, piccolo paese nella Valle Gesso, in provincia di Cuneo, si svolge ogni anno un evento unico nel suo genere: il Carnevale alpino. È una tradizione che si mantiene nel tempo, affonda le sue radici nel passato contadino della valle e che per fortuna continua ad essere apprezzato e sentito dagli abitanti della zona e anche dai turisti. Questo anche grazie alla presenza di una rete di attività dedicate interamente alla segale, cereale indispensabile per il territorio, che ne valorizza l’importanza e ne promuove la ripresa (coltivazione e uso alimentare e non solo).





Questo carnevale è diverso dagli altri, sia nella forma, sia nel nome.

Viene chiamato anche festa dell’orso di segale poiché il vero protagonista della festa è un mitico orso lunare, un magico animale capace di predire la durata dell’inverno e del freddo.

Ecco in breve la storia o leggenda dell’orso che accompagna la festa e la arricchisce di una magica atmosfera. Tutto inizia l’11 novembre, giorno di San Martino, quando l’orso di segale si rintana nel suo rifugio (barma in dialetto) per il letargo. In questo periodo, che rappresenta anche il letargo metaforico della natura, già in età medioevale, si era soliti immagazzinare provviste per festeggiare una sorta di Carnevale agricolo. Il risveglio dell’orso, circa ottanta giorni dopo, coincide con la fine del freddo e l’inizio della bella stagione che l’orso è in grado di prevedere una volta uscito dalla barma: se vede la luna piena (luna vecchia), allora l’inverno durerà ancora 40 giorni, mentre se vede la luna nera (luna nuova), la primavera è alle porte e l’orso esce ad annunciarla.


Quest’anno, l’orso ha visto la luna nuova e perciò, secondo il detto in dialetto: “Prim quart, primo nent tart” (Primo quarto, la primavera non è lontana)...Il caldo di questi giorni ne sarà la dimostrazione?


La festa si svolge ogni anno e le maschere, a partire dall’orso di segale, hanno una lunga tradizione alle spalle, nonché un’accurata preparazione. Il personaggio che rappresenta l’orso viene vestito con lunghe corde di paglia di segale attorcigliata, che formano anche una coda e un cappello. Le mani e il viso dell’attore vengono colorati di nero, come se fossero bruciate.


Una volta vestito, la tradizione della festa vuole che l’orso esca dalla tana e inizi a correre per le vie del paese, indomabile e selvaggio. Fortunatamente, altri personaggi irrompono in scena: i Cantori dell’orso, che cantano in dialetto valdierese e appacificano l’orso; il domatore, che riesce a inseguire e controllare i movimenti dell’orso insieme ai Perulier, ragazzi coperti di fuliggine che lo rincorrono. Il corteo è strettamente legato alla ricerca di cibo e di doni. Inoltre, intervengono altri personaggi: i frati, che leggono delle frasi scherzose su fatti esagerati e inventati e la Quaresima, l’unica bella giovane che riesce ad ammansire l’orso.

Durante lo svolgimento, l’orso appare irrequieto, ringhia e non si lascia acchiappare: lo si vede correre per Valdieri inseguito dagli altri personaggi e dai tanti visitatori incuriositi e si rimane affascinati dalle varie scenette messe in atto negli angoli del paese. La rincorsa, chiamata questua, serviva per raccogliere uova, soldi e cose buone per far festa.

Alla fine della rincorsa e la lotta con il domatore, l’orso viene portato in piazza, dove avviene l’incontro con la bella Quaresima che riesce a domarlo. I due ballano insieme e dopo questo ballo simbolico, l’orso scompare e inizia il rogo del “ciciu”, il fantoccio di paglia dalla forma dell’orso che viene bruciato con un grande falò.





Ogni evento ha un significato più profondo: l’orso che esce dal letargo simboleggia l’inverno che se ne va ed è perciò trattato male. Il Carnevale significa tempo di attesa e di risveglio, come la natura che attende impaziente di risvegliarsi dopo mesi al freddo. Infine, il fantoccio bruciato vuole simboleggiare la morte dell’orso e perciò la fine del gelo che rovina le colture e non permette di germogliare, mentre la Quaresima è personificata da una ragazza bella e pallida, seducente al pari dell’aria primaverile tanto attesa.

Quest’anno il Carnevale alpino di Valdieri si è svolto il 15 e 16 febbraio e l’affluenza è stata notevole. È bello vedere che ancora nel 2020 le tradizioni rimangano un modo per recuperare le proprie radici, scavare nel profondo, riscoprire la propria terra e non abbandonare la sua magia.

Un paesino di poco più di 900 abitanti, in questa occasione si riempie di gente, calore e tanto divertimento; le viuzze si colorano di bancarelle di prodotti tipici locali (formaggi, miele, frutta e ortaggi, manufatti…); la piazza diventa un palco dove ballare liberamente seguendo il ritmo delle musiche occitane e vengono consumati gli gnocchi, piatto tipico del paese, in compagnia.

Con poco, si dà vita ad una festa diversa da quelle a cui siamo abituati, una festa storica e di campagna che conserva tutt’oggi l’atmosfera serena e la tranquillità tipiche delle vallate.


Bisognerebbe che ognuno di noi iniziasse ad avere la curiosità di riscoprire il territorio circostante, così da conoscere davvero la terra in cui si è nati e cresciuti e le tradizioni che la arricchiscono. Tradizione non vuol dire antichità, bensì significa passione, amore e dedizione per le proprie radici.

L’orso di segale è la prova concreta di quanto il folklore possa essere tramandato di generazione in generazione e di come una festa contadina riesca a dare vita ad un paese così piccolo ma dal fascino inestimabile.

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