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Le nostre opinioni, i nostri interrogativi.

La vicenda di Greta Thunberg, attivista svedese che si batte per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico, è ormai nota a tutto il mondo. La ragazzina ha tenuto manifestazioni e discorsi davanti al Riksdag a Stoccolma, al summit dell'ONU, e nei principali meeting internazionali davanti a capi di stato e imprenditori. Un'icona che ha suscitato forti reazioni, positive e negative, e sulla cui vicenda si riscontrano pareri contrastanti. Di seguito troverete le opinioni di alcuni di noi, nella speranza che possano scatenare una riflessione sul tema da vari punti di vista.

Ai piedi il cambiamento

Partecipando alla manifestazione per l'ambiente di venerdì 27 settembre, c'è un

dettaglio che non ho potuto non notare: le scarpe dei ragazzi. Adidas, Nike,

Converse, Fila, Puma, Vans. Tutte scarpe prodotte da multinazionali che per

l'ambiente hanno poco interesse e che sfruttano i lavoratori in Cina e in

Bangladesh.

Per ogni paio di scarpe prodotto le emissioni di carbonio sono pari a 10 chilogrammi.

Il 10-15 % delle sostanze chimiche, spesso metalli pesanti, utilizzate per fissare i

coloranti finisce in fognature, fiumi e, infine, in mare, così come ingenti quantità di

plastica. E il problema non riguarda soltanto i tessuti sintetici. I tessuti in fibre naturali

sono facilmente riciclabili, ma erbicidi, defolianti e pesticidi utilizzati per incentivare o facilitare la raccolta contribuiscono all'inquinamento ambientale e intossicare le

popolazioni locali.

Insomma, la sfilata di persone che chiedeva a gran voce rispetto per l'ambiente

aveva ai piedi la responsabilità di grande inquinamento.

Alla luce di questo è stato inevitabile chiedersi: non è incoerente scendere in piazza

quando, nel concreto, abbiamo sostenuto multinazionali che per l'ambiente non

hanno alcun riguardo?

Sì, è incoerente, ma non inutile. Scuotere i governi, affinché regolino i poteri delle

multinazionali, è legittimo. E vorrei dire a tutti i miei coetanei che abbiamo un grandissimo potere: possiamo scuotere le multinazionali, tra le principali inquinanti al mondo, dal basso, smettendo di acquistare articoli prodotti non eticamente.

Farci influenzare meno dalle mode, perché non c'è niente di cool nel consumismo sfrenato, spendere meglio i nostri soldi, per prodotti di qualità che, anche se costano un po' di più, durano nel tempo e non necessitano di essere sostituiti spesso. E poi continuare a gridare, a far sentire la nostra voce a scendere in piazza chiedendo che coloro che detengono il potere facciano qualcosa. Il cambiamento inizia dal piccolo. Inizia da un semplice paio di scarpe. Beatrice D'Auria

Discernere il personaggio dal messaggio che porta

Quando si parla di un argomento di così forte impatto come l'ambiente, sono certa che

molti di voi si troveranno in quella che è la mia percezione personale del tema: nel mio

piccolo posso prestare attenzione ai gesti di tutti i giorni, partecipare alle manifestazioni,

diffondere la parola, ma mi sento comunque 'impotente' quando si tratta una problematica

di così vasta portata.

Esiste un modo per aiutare di più, più "in grande"? Greta Thunberg ci ha mostrato che è

possibile. Si può essere o non essere d'accordo con le sue affermazioni, e ovviamente ci sono state reazioni di critica quanto reazioni di sincera ispirazione.

Ma diciamocelo, positivo o negativo che sia, c'è movimento, c'è dibattito. Proteste e

manifestazioni che stanno avendo luogo in tutto il mondo si sono mosse (anche e

soprattutto) in seguito all'intervento di Greta.

Ritengo che persista un problema di priorità riguardo i fatti e cosa sia giusto fare in questo momento. Si pensi a tutta la gente che insulta quotidianamente la ragazza sui social, i quali, è risaputo, offrono la possibilità anche ai più timidi di scatenare il proprio lato più aggressivo senza quei filtri che magari avremmo nel parlare davanti a una VERA folla di persone o personaggi importanti (cosa che invece Greta ha il coraggio di fare, peraltro, a 16 anni).

Quante discussioni sull'essere o non essere "schierati" dalla sua parte o su temi che non

hanno niente a che fare con il problema che interessa noi tutti. Se lasciassimo un attimo da parte rancori e fervori, forse tutti questi scontri e incontri tra idee alla fine saranno serviti a qualcosa. Parlo della capacità di discernere l’immagine di una ragazzina che si arrabbia per il pianeta da quello che è invece un simbolo, un volto che rappresenta una lotta che TUTTI noi dovremmo essere motivati a fare, ogni giorno e per quanto ci è possibile. Perché Greta è questo: il simbolo di un movimento, di un'azione dalla portata mondiale, un’icona che come tutte le icone della storia ci permette di sentirci più coesi e motivati a trovare insieme una soluzione al problema.

Ci scaldiamo molto per le sue parole, per la sua età o per il fervore che contraddistingue

suoi interventi, e per carità, è nostro diritto farlo, ma nel frattempo è il nostro pianeta che si sta scaldando per davvero, e se non ci battiamo anche noi ora al fianco di Greta, presto sarà troppo tardi per farlo.

Virginia Burdese


Dialogo tra generazioni

Siamo sicuri che i giovani siano irresponsabili? È una probabilità, perché oltre ai cortei, sono una piccola parte coloro che mettono in atto comportamenti veramente coerenti rispetto alle accuse mosse ai “big” internazionali e ai capi di Stato.

Che il problema sia legato all’educazione, all’ambiente, al contesto sociale promosso e spinto dai “genitori” e “nonni” che accusano i giovani di inquinare e di essere noncuranti nei confronti dell’ambiente? Spesso si leggono commenti sui social, oltre a quelli di alcuni giornalisti o scrittori, che addossano la colpa di questa catastrofe ambientale ai giovani, “poche parole e tutti social”, oppure “senza disciplina ed educazione” (ovviamente queste frasi si ritrovano in maniera molto meno educata, lessicalmente e grammaticalmente corretta rispetto a quanto riportato qui sopra); qui di seguito non si vuole incriminare o colpevolizzare nessuno, ma solamente riportare una disanima di quei fatti che vengono sbandierati dalle comunità ispirate ai ferrei principi e valori sciolti nel dibattito politico da individui legati ad un passato incompatibile con le esigenze (necessarie, e non politiche) della comunità globale, della quale tutti inevitabilmente facciamo parte, in maniera più o meno attiva, o in ambiti differenti. L’inquinamento globale oggi è provocato inevitabilmente dalle industrie che forniscono i gingilli indispensabili alla vita di tutti i giorni, dalla più comune macchinetta per il caffè, al più complesso computer, o se vogliamo, alle automobili. Certo, tutti strumenti che stanno utilizzando (in gran parte, ma non esclusivamente) le categorie più giovani della società (facendo un ovvio distinguo tra categorie, ad esempio un quattordicenne non può guidare un’automobile, come non userà spesso la macchina elettrodomestico per fare il pane, o il Bimbi) sono frutto di queste industrie. Ma come è nata l’esigenza di consumo delle categorie più giovani? Come è nata l’ovvietà legata al possesso di taluni oggetti, oppure all’adozione di certi comportamenti? Sicuramente non sono sviluppi genetici dei figli del XXI secolo, ma sono “colpi inferti” dai genitori, dai nonni, a livello di educazione. E la lacuna “educativa” che si forma in famiglia, è ad opera d’arte colmata dal contesto sociale, manovrato dalle pubblicità (inutile dire, commissionate e guidate dagli imprenditori e dalle aziende): non del tutto un male, fa parte dello sviluppo economico, industriale ed tecnologico della società; ma nemmeno un toccasana, rivolto ovviamente al backstage di questo mondo di sogni venduti a prezzo modico, ed accessibili alla quasi totalità dei componenti della società. Un mondo di turbo sfruttamento, senza nessun rispetto e senza alcun degno nei confronti dell’ambiente in primis, e dell’umanità stessa in secondo luogo. Ma non si possono considerare i giovani, creatori di questo sistema perverso e ipocrita. Ne sono sviluppatori, fruitori necessari. A chi le responsabilità? Gabriele Lacanna

Noi con Greta

“Onestamente non capisco perché gli adulti spendano il loro tempo prendendo in giro e

aggredendo adolescenti e bambini che promuovono la scienza, quando potrebbero fare qualcosa di buono, invece. Immagino che debbano davvero sentirsi minacciati da noi. Ma non perdete tempo dando loro ulteriore attenzione. Il mondo si sta svegliando. Il

cambiamento sta arrivando che a loro piaccia o no.” Così scrive Greta Thunberg, la ragazza svedese ormai idolo dei giovani e non solo. promotrice del movimento Friday for future che tuttora conta tantissimi membri e simpatizzanti in tutta Europa. Sono per lo più giovani e il motivo è semplice: il futuro appartiene alle nuove generazioni, sono i bambini e ragazzi di oggi che potranno agire e far agire per il futuro e fare la differenza, comportandosi meglio di chi li ha preceduti. Greta lo sa bene e nel suo messaggio si coglie l’ironia delicata e schietta di una sedicenne volenterosa, ambiziosa, intelligente e soprattutto realista. Ebbene sì, ci voleva un’adolescente così tenace per far aprire gli occhi a coloro che ignoravano l’emergenza climatica, far mobilitare “l’esercito verde” di giovani del Friday for future, rendere il clima un argomento di rilevanza mondiale e non solo l’ultima notizia di riserva. il mondo, il nostro mondo sta letteralmente andando a rotoli: cambiamenti climatici improvvisi, fenomeni estremi, incendi devastanti, desertificazione, alluvioni, isole di plastica, effetto serra… La lista potrebbe continuare a lungo perché la Terra è davvero malata e noi siamo i colpevoli, o meglio, il nostro modo di vivere. I provvedimenti presi dai governi, a mio parere pochi, si sono verificati inutili e inadatti. Comunque, non possiamo aspettare che il cambiamento arrivi soltanto dai vertici: dobbiamo agire noi stessi con un passo, anzi un gesto quotidiano, tanta voglia di fare e tanta pazienza. Le scelte corrette di ogni giorno (andare in bici, fare la differenziata, comprare a km0, spegnere le luci superflue, evitare il superfluo…), sommate a livello macro, possono davvero fare la differenza. Sarà difficile, dovrete scontrarvi con pareri contrastanti (soprattutto di adulti, come dice Greta), sarete derisi come quelli “alternativi”, vivrete con meno comodità, dovrete urlare per farvi sentire e prendere in considerazione… D’altronde, la stessa Greta ci insegna giorno per giorno a non tacere, incassare gli insulti, rispondere a tono e agire nel bene del pianeta e del futuro.

Friday for future porta avanti i suoi insegnamenti con convinzione e non ha paura di andare controcorrente, manifestando e scendendo in piazza per dire basta e chiedere provvedimenti dinnanzi al mostruoso scenario che si prospetta per il nostro futuro.

Il 15 marzo 2019, in occasione del primo Global strike sono scesa in piazza e mai avrei

pensato di ritrovarmi circondata da tanti giovani così “attivi e attivisti”. Lo stesso ho fatto il 27 settembre e di nuovo la partecipazione è stata eccezionale: tra cartelloni, slogan e megafoni, noi giovani abbiamo detto la nostra, invadendo le strade e bloccando le città.

Certo, in molti hanno aderito senza una vera convinzione e per semplice spirito di

aggregazione (o per saltare le lezioni), ma questo non importa poiché, spesso, la quantità può fare la differenza e se scendere in piazza diventa una moda o un escamotage, va bene così. Tra i tanti, ci sono coloro che davvero ci credono, io sono una di questi Quindi devo dire grazie a Greta: grazie di averci sollecitati a reagire, grazie di esserti messa in gioco, grazie di aver reso le borracce di alluminio una moda e gli scioperi una costante e ancora grazie che hai a cuore il futuro del pianeta.

Eliana Giraudo


Quanto è utile la lotta di Greta?

La tutela dell'ambiente, i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale sono temi molto delicati, tornati alla ribalta nell'opinione pubblica grazie alle azioni di Greta Thunberg, che con la sua protesta è riuscita a risvegliare la coscienza delle nuove generazioni. Tuttavia il movimento messo in piedi da Greta, il Fridays for Future, ovvero la grande protesta studentesca che ha coinvolto la maggior parte dei paesi del mondo, è a parer mio totalmente inutile, a quante persone che vi hanno aderito interessano veramente questi temi? Quali effetti ha prodotto concretamente? Le linee teoriche della protesta sono giuste, gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti e si manifestano sempre di più, anno dopo anno; così come è giusto sensibilizzare le nuove generazioni a questi argomenti, ma come dicevo prima è nella pratica che si trova il difetto, infatti queste manifestazioni sono inconcludenti all'atto pratico, non conducono a nessun cambiamento, se non quello di aver fatto saltare un giorno di scuola a quelli che volevano solo un pretesto per non andarci e aver dato l'illusione di aver prodotto un risultato a quelli che invece di credono. Personalmente ritengo che questi insegnamenti dovrebbero essere impartiti proprio nelle scuole, tramite ore di lezione e attività didattiche fin dalla scuola primaria, perché è nelle scuole di oggi che si stanno formando i politici e i leader del domani. Infatti anche il discorso di Greta alle Nazioni Unite è stato un buco nell'acqua, i politici di oggi non sono in grado di cogliere l'importanza di politiche a favore dell'ambiente, sono figli di un'altra scuola di pensiero, di un'altra generazione, radicati all'ideale di ricchezza proposto dal capitalismo, senza farsi scrupoli su chi o cosa stanno danneggiando. Per questo tocca in primo luogo ad una nuova generazione di insegnanti educare e sensibilizzare i giovani, fin dalla tenera età, alla tutela dell'ambiente, per creare una nuova classe dirigente al potere che si preoccupi effettivamente dei grandi cambiamenti che arriveranno e fortunatamente questi insegnanti già ci sono. Abbiamo poco tempo, è vero, ma possiamo ancora farcela, non con proteste o discorsi inutili, ma con piccoli gesti fatti nel quotidiano, impegnandoci tutti i giorni e non solo per qualche ora un giorno al mese.

Mattia Serdino

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