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PLASTIC FREE?

Aggiornamento: 14 feb 2020

Science Café: Conoscere la plastica per cambiare stile di vita


Si può vivere senza acquistare plastica? È possibile una vita plastic free?

Sono queste le domande che si è posta un giorno Marina Berro e da allora la sua vita è cambiata: ha maggiore curiosità nel fai da te, riesce a fare a meno di alcuni prodotti ed è più consapevole. La sua testimonianza è stata molto utile ed è stata protagonista del secondo caffè scientifico di Cuneo (science café- una vita plastic free? Chiacchierando con Marina). Questo incontro si è tenuto sabato 18 gennaio presso la bottega equo solidale Colibrì di Cuneo e ho avuto la vivida curiosità di prenderne parte perché credo che sia una tematica molto importante oggi, in un mondo che sta letteralmente cambiando a livello climatico, soffrendo per l’incuria della gente e per la mancanza di rispetto. Ecco, è di rispetto che si deve parlare: la Terra è una sola per noi tutti e serve rispetto reciproco.

Ritornando all’evento di sabato, Marina ha raccontato la sua esperienza molto spontaneamente ed è stata affiancata dal giornalista e divulgatore scientifico Andrea Vico che ha approfondito alcuni temi legati all’ambiente, il tutto mediato da Anna Cattaneo. Marina Berro, Fondatrice della compagnia teatrale "Il Melarancio" di Cuneo, ha raccontato l’esordio del suo esperimento: vivere senza plastica per vederne i riscontri e per provare qualcosa di nuovo a fin di bene. Per tre mesi ha tolto la plastica dalla sua vita quotidiana e si è resa conto di come questo materiale sia ormai la base della maggioranza degli oggetti di uso giornaliero. Annotandosi su un taccuino gli oggetti, ha pensato ad una sostituzione per tutto (o quasi): niente acqua frizzante in bottiglia, meglio quella del rubinetto; il sapone e il detersivo? Beh, si può optare per quello solido o per l’auto produzione; al posto di muovere l’auto si può usare la bici o i mezzi pubblici e così via... Alla domanda: hai dovuto rinunciare a qualcosa e come hai fatto? Marina ha risposto con estrema pacatezza dicendo che non ha rinunciato a molto, si è soltanto adattata. Infatti, la risposta è adattarsi a vivere cambiando prospettiva, senza adagiarsi sull’onda del consumismo sfrenato di oggi.


Certo, andare controcorrente comporta impegno e sacrifici, ma è davvero questa l’unica soluzione possibile

Certo, andare controcorrente comporta impegno e sacrifici, ma è davvero questa l’unica soluzione possibile. Ormai siamo così abituati al troppo comfort che abbiamo quasi perduto la curiosità, la capacità di creare con le nostre mani e di adattarci. Dobbiamo riprenderci questa potenzialità e diventare veri e proprio produttori, ideatori del futuro.


L’auto produzione risponde al problema della plastica: attraverso la creazione di prodotti di uso quotidiano fai da te, è possibile ridurre gli imballaggi plastici (causa maggiore di inquinamento) e diventare attivisti nel nostro piccolo. Inoltre, conoscendo ogni singolo ingrediente e componente, avendolo fatto noi, c’è maggiore sicurezza. Marina ha iniziato dai detersivi autoprodotti, per poi scegliere molti altri metodi fai da te sicuri ed efficaci. Inoltre, in questi mesi, Marina ha provato persino ad organizzare una vacanza plastic free, impegnandosi a rifiutare di acquistare nei centri di grande distribuzione e adoperando piccole grandi strategie (portarsi dietro borse riutilizzabili, contenitori, scegliere le fontane per bere, preferire i mercati e le feste di paese...). Certo, ci vuole una organizzazione non da poco, impegno e costanza ma se lanci una sfida è questo l’atteggiamento giusto!


Nella seconda parte dell’incontro, è intervenuto il divulgatore scientifico Andrea Vico, addentrandosi un po’ più nello specifico nel tema della plastica, del concetto di plastic free, delle categorie di materiali in plastica e del riciclo della stessa. Con parole semplici, ha spiegato l’origine della plastica per poi specificarne l’evoluzione e l’attuale uso.


Questo materiale ha origine antica: dalla celluloide brevettata per sostituire l’avorio delle palline da biliardo, alla Bakelite, la prima resina termoindurente, fino all’uso del materiale per gli imballaggi (cellophane). A partire dagli anni ‘50 nascono i derivati più comuni e frequenti: il poliestere, il nylon, il Polietilene, il PET…

Indubbiamente, il grande successo della plastica deriva dalle sue caratteristiche: facilità di lavorazione, isolamento termico, economicità. Inoltre, garantisce maggiore sicurezza per le linee elettriche ed è andata sostituendo la ceramica per la sua duttilità e resilienza. Tuttavia, il suo uso è davvero esploso e oggi ne siamo sommersi e si parla di sistema “embedded”, vale a dire che la plastica, dalla sua produzione al suo utilizzo, è incorporata nella vita di ogni giorno.

Spostando l’attenzione sul motivo di tale successo, Andrea Vico ha spiegato come sia dovuto al consumismo e alla responsabilità dei consumatori. Questo perché è più comodo, immediato e facile usare la plastica ed è la stessa pubblicità a farcelo credere: assistiamo a vere e proprie campagne di sponsorizzazione del materiale che è stato amplificato e interiorizzato dalla società, anche se spesso involontariamente.

è più comodo, immediato e facile usare la plastica ed è la stessa pubblicità a farcelo credere

Se è vero che il troppo stroppia, ben presto questo impiego eccessivo ha dovuto fare i conti con la realtà: già negli anni ’70 e ’80, si iniziò a parlare di allarme plastica e della fine di questo prezioso materiale a causa della scarsità di materia prima, cioè il petrolio.

Quale soluzione? Sostituirla? No, per le sue caratteristiche non sarebbe possibile (basti pensare all’igiene dei materiali plastici in ospedale, all’industria delle automobili, agli imballaggi alimentari voluti dalla legge per sicurezza e igiene…). Una risposta possibile e il riciclo.

Anche se la società di oggi sembra obbligarci ad utilizzare la plastica, noi possiamo reagire! Il primo passo è quello di attivare l’attenzione: essere consapevoli, aguzzare la vista, comprare secondo la logica ed essere noi stessi protagonisti del cambiamento. Sono molte le piccole scelte quotidiane che possono fare la differenza.

Per citarne alcuni, senza dubbio la raccolta differenziata (se fatta bene), l’acquisto in botteghe locali, mercati e negozi lontani dall’ottica del consumismo, l’autoproduzione di prodotti e molti altri gesti. Un piccolo esempio per notare la differenza? Banalmente, il caffè prodotto con la moka riduce l’impatto ambientale e il consumo di acqua di tre volte rispetto alle capsule.

Alla fine dell’incontro, abbiamo analizzato del materiale di imballaggio che ogni spettatore aveva portato con sé. È importante osservare le diciture sulle etichette, sia per un corretto smaltimento e una precisa raccolta differenziata, sia per curiosità personale. Per esempio, i numerini contrassegnati sulla plastica all’interno di un triangolo, sono segnali da tenere in considerazione: su ogni prodotto dovrebbe esserci impresso un numero da 1 a 7 indicante che il materiale è riciclabile (dove 7 è il massimo livello minimo di riciclabilità).

Riassumendo, grazie a questo incontro, ho capito che una vita sostenibile e plastic free, come quella di Marina, è possibile. Il punto di partenza è conoscere le alternative adeguate ed essere informati a sufficienza su quel materiale tanto amato che è la plastica. Poi bisogna volerlo, avere una grande forza di volontà e una notevole dose di curiosità che permette di andare oltre e controcorrente. Infine, è bene attirare l’attenzione affiché si possano ottenere risultati ad ampio raggio…PASSA PAROLA!





Eliana Giraudo

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