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Memoriale #1: delitto e prestigio

« Una crisi ci costringe a tornare alle domande »

«L’untore! Dagli! Dagli! Dagli all’untore» reminiscenza letteraria obbligatoria quando si sentono le feroci grida e gli assordanti tweet: «tutti atleti ora! Tutti podisti!» oppure «è colpa di quelli come te se c’è il contagio!». Quale migliore descrizione di quella manzoniana nel delineare, molti secoli dopo, i tratti di quella folla amorfa e senz’anima che, nel bel mezzo di una crisi, si preoccupa di stigmatizzare il jogging come se fosse il problema della trasmissione del Covid-19. La prima necessità del Popolino, di caparezziana memoria, è fare il superiore con licenza media e, per farlo, basta trovare un capro espiatorio comodo e facile da bersagliare. Così da poter lanciare invettive contro qualsiasi persona gli si presenti davanti la finestra, senza una benché minima premura filologica; perché, ora che il mondo gli si è ridotto ad un piccolo riquadro di Windows, resta la sua unica valvola di sfogo. Così facendo passa il suo tempo, proprio quel tempo che prima tanto lamentava essere oppresso dal lavoro e che ora non riesce a gestire, perché non sa cosa fare, perché mette a nudo tutta la sua misera esistenza. Ma anziché vederne le potenzialità e di conseguenza sfruttarlo, finisce per esserne preda e così ricorre al meccanismo più semplice di autodifesa: l’odio altrui. Eccolo così aguzzare la vista in cerca di quelle rare gazzelle dei runners, proprio quando, soltanto spostando di poco lo sguardo e raffinando un minimo le proprie capacità percettive, ci si potrebbe accorgere che i front-runners della politica fino a qualche settimana fa incentivavano la necessità della produzione, di tenere aperte le fiere e di continuare a fare gli indispensabili aperitivi. Gli stessi che si sono dovuti rimangiare quanto detto, si pensi al sindaco-influencer “Beppe” Sala che sbraitava «Milano non si ferma!». Eppure si è fermata, come tutto il Paese, come ogni azienda di non primaria importanza. Ma il Popolino tende ad ascoltare queste frasi con superficialità, dimenticandosi di tutto quanto nel giro di poco tempo, d’altro canto basta una scusa e la si risolve così. Ma forse non si tratta nemmeno della questione peggiore. Il suo bieco bigottismo lo spinge a credere ciecamente in quella grande narrazione epica contemporanea, al centro della quale vige il più ingenuo ottimismo e la becera dialettica dell’eroe, “smenata” in tutte le salse. A lui basta vedere un mediocre video virale di De Luca che vuol tutti alla galera e che giura tanto solennemente quanto goliardicamente di usare la politica del pugno duro, dimenticandosi così che la regione Campania deve anche a lui i numerosi tagli alla sanità. Ma, paradossalmente, chi fa notare altre problematiche legate alla gestione del sistema sanitario da parte delle singole regioni viene subito bollato e zittito: «non è il momento!», « parleremo dopo!».

Ma se non è ora il momento, quando mai lo sarà? Bisognerà aspettare un’ennesima pandemia? Perché, purtroppo, nel futuro il rischio di nuove patologie capaci di superare i confini nazionali è più che evidente, come già sottolineava l’OMS anni fa; ma, il rischio più grave, è di arrivarci nuovamente impreparati e, forse, ancora peggiore sarebbe l’arrivarci senza aver capito la lezione del Covid-19. Come afferma lo storico Alessandro Barbero, in una videointervista con l’editore Giuseppe Laterza, nei tempi normali non si è soliti cogliere le magagne del sistema, molto spesso uno se ne frega degli squilibri che si creano al suo interno; però le problematiche esistenti finiscono per eruttare allo scoccare dell’emergenza, creando situazioni disastrose. La gestione della sanità alle Regioni, lungi dall’essere uno strumento più democratico e di maggior rappresentanza, si è rivelata a dir poco catastrofica, in quanto ha aumentato le disuguaglianze incostituzionali e soprattutto la privatizzazione, tendenza decennale del mondo occidentale. Come ha scritto Silvia De Francia, ricercatrice in Farmacologia al Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino:


«l'eccellenza privata, dalla cardiologia all’oncologia, non può curare il popolo. Ritengo che più posti negli ospedali pubblici avrebbero consentito di salvare più vite. Per un lavoro che sto completando sulla Medicina di genere, mi è capitato di rileggere la biografia di Tina Anselmi, che nel 1978 istituì il Sistema Sanitario Nazionale, un cambiamento epocale, un sistema pubblico basato su principi di universalità, uguaglianza ed equità tra i cittadini. Un sistema che con i tagli degli ultimi anni a vantaggio del privato abbiamo di fatto distrutto. Quando leggo che i posti in terapia intensiva sono oggi circa 600 e che un mese fa erano meno di 300, contando gli oltre 4 milioni di abitanti del Piemonte, penso che questa sia stata una tragedia annunciata. Dobbiamo riprendere a investire nel pubblico, nell'interesse della comunità e riprendere a pensare come fece Tina Anselmi nel 1978».


Ma il Popolino moralista, puritano e bacchettone, non ama gli esami di autocoscienza e preferisce scagliarsi contro un nemico esterno: l’Unione Europea. Come biasimarlo, d’altro canto ci sono figure politiche che hanno fondato la loro campagna elettorale proprio sullo slogan (inascoltabile) “Italexit”. Torna ancora in aiuto il Professor Barbero, il quale rimarca l’importanza e la necessità di avere un sistema fiscale ed un welfare comune a livello europeo, proprio per affrontare problematiche che, ora più che mai, sono di tipo globale. Lo storico sottolinea l’importanza del progetto europeo che deve andare al di là dell’essere una mera e grossa banca, peraltro mal rappresentata in primis dalla Lagarde, al di là anche delle singole differenze linguistiche e culturali, cercando puntigliosamente di capire tutto ciò che si può unificare. Il problema di base è istituzionale e riguarda la rappresentatività di tale organismo, in altre parole: una questione di sovranità.

È ancora su questo tema, delineato in chiave nazionale, che interviene il Professor Barbero il quale, decodificando il messaggio «siamo in guerra», sottolinea come proprio in questi periodi storici lo Stato moderno rivela il suo forte potere nei confronti dei suoi cittadini, definendolo icasticamente come il Leviatano. Ne è da esempio la stampa, dove si scopre che la libertà d’informazione in momenti di seria difficoltà resta legata alle esigenze ed alle scelte di governo.

Ma è una questione che si può tranquillamente estendere a numerosi altri campi, come per esempio l’attualissima questione del diritto di sciopero; sulla quale peraltro lo storico Alessandro Barbero ricorda come, alla fine della Prima Guerra Mondiale, la classe operaia perse diritti e poteri in materia, sempre più ingabbiata dalle necessità politico-economiche di far ripartire il paese. Il potere d’altro canto è sempre stato in larga misura arbitrario e violento, però non per questo si è dimostrato sempre incapace; ma oggigiorno sentire il Popolino inneggiare ciecamente che ci si faccia giustizia con i caccia e i cruiser risulta quantomeno altisonante. Sul piatto della bilancia si deve sempre porre la questione della libertà e, prima ancora, capire di quale libertà si tratti.

La fiducia cieca ed incondizionata nel giustizialismo lasciamola al Popolino, guascone che ride se fa score, contento dei suoi consensi e successi via social, stimolati da un ‘mi piace’; lasciamogli credere che si risolva tutto banalmente con una corsa al riarmo e all’autoritarismo.

Noi invece cogliamo l’opportunità di analizzare questa situazione, perché del Covid-19 non bisogna afferrare soltanto l’aspetto tragico, ma cercarvi tutti quegli spunti di riflessione, tutti quei motivi che ci hanno condotto in questo contesto e quindi lottare perché non succeda più in tali forme. Perché la storia è fatta di corsi e di ricorsi, di persone che continuamente lottano per un futuro migliore, senza tutto ciò si finisce nel parassitismo e nell’apatia; l’agire è ciò che da sempre ha contraddistinto di più l’essere umano. Allo statico Popolino, che si blinda in casa con le porte ben chiuse e che spara a vista come fosse un Mac-user, continuiamo a raccomandare la perseveranza nell’igiene personale, tanto nel lavaggio delle mani quanto, ancor più importante, nello sciacquarsi parsimoniosamente la bocca.


Videointervista di Giuseppe Laterza ad Alessandro Barbero: https://www.youtube.com/watch?v=tj-O3lzqTYM


Caparezza “La marchetta di Popolino”: https://www.youtube.com/watch?v=JUZoB9xMTLo




Andrea Giraudo

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