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Monet e gli Impressionisti in mostra ad Asti: l’ineffabile volto della Normandia

  • Immagine del redattore: Prospettive Magazine
    Prospettive Magazine
  • 24 feb 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Recentemente ho visitato una mostra davvero unica nel suo genere: “Monet e gli impressionisti in Normandia. Capolavori dalla Collezione Peindre en Normandie”. Già il titolo dice molto e la rende accattivante: a chi non piace l’arte suggestiva e intrigante della corrente impressionista, dove la realtà si fonde con pennellate armoniose su una tela che pare rappresentare l’animo umano?






L’Impressionismo, la corrente artistica ottocentesca per eccellenza, e i suoi maggiori esponenti hanno dato vita alla mostra che si è tenuta nella città di Asti dal 13 settembre al 16 febbraio, presso il Palazzo Mazzetti. Questa collezione di più di settanta opere ha raccontato il movimento e la sua evoluzione nella regione misteriosa della Normandia, dove il fascino dell’ignoto e la natura selvaggia, indomabile e imprevedibile furono oggetto di attenzioni e muse ispiratrici per gli impressionisti. Essi resero questa realtà francese un punto di attrazione e di incontro, così da poterla, in qualche modo, “domare”, rappresentandola nei quadri. La mostra non è stata solamente una carrellata di quadri, bensì ha voluto esprimere il rapporto tra i pittori e la Normandia, un vero e proprio itinerario artistico che ripercorre l’evoluzione e gli sviluppi di tale rapporto.

Oltre settanta dipinti, dal 1822 al 1940, sono stati esposti nelle belle sale del Palazzo Mazzetti, alcuni dei quali appartenenti ad autori davvero importanti: da Claude Monet a Eugène Boudin, da Thèdore Gericault a Jean-Baptiste Corot, da Jacques Villon a Charles Daubigny, da Auguste Renoir a Pierre Bonnard… Tra i principali capolavori presenti meritano di essere citati: “Camille sulla spiaggia (1870, dal Musée Marmottan di Parigi) e Barche sulla spiaggia di Étretat (1883, dalla Fondation Bemberg di Toulouse) di Monet, Tramonto, veduta di Guernesey, (1893) di Renoir, Falesie a Dieppe (1834) di Delacroix e La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet.





Personalmente, mi ha affascinato l’opera di Monet dal titolo: “Falesie à Pourville”. Questo dipinto è il frutto di un lavoro minuzioso portato avanti dal pittore, da sempre alla ricerca di quell’equilibrio tra luce e colore, i veri protagonisti dei suoi capolavori. Infatti, questo quadro appartiene ad un medesimo ciclo di ben cinque dipinti dello stesso scenario. Monet rappresenta le piante aquatiche e le falesie con l’ambizione di catturare il tempo e imprimerlo sulla tela. I colori sono tenui e avvolgenti, la tecnica sublime e il risultato davvero unico. Sarei rimasta ore ed ore lì davanti, immergendomi in quel soave mare e respirando l’aria incontaminata che pare emergere dal dipinto in tutta la sua purezza.

In particolare, ho trovato molto suggestiva l’ambientazione dove le didascalie e le descrizioni scritte completavano i quadri, rendendoli ancora più concreti e passionali. Inoltre, la scelta della città di Asti non è stata casuale ma è derivata da una collaborazione tra la Fondazione Asti Musei e l’associazione francese Peindre en Normandie. L’importanza di questa mostra risiede anche nel fatto di essere stata commentata e introdotta dal critico d’arte Sgarbi e da altri critici di fama internazionale.

Non si poteva restare indifferenti dinanzi a tutta questa bellezza. La corrente impressionista fu in grado di rapire l’occhio umano e l’anima, rinchiudendoli dentro i quadri.

La mostra di Asti è stata veramente interessante e coinvolgente, un vero e proprio itinerario alla scoperta degli artisti appartenenti all’Impressionismo, anche minori, che rappresentarono i paesaggi selvaggi della terra francese della Normandia, dandone un volto molto suggestivo e poco conosciuto. Claude Monet disse: “Seguo la natura senza poterla afferrare” e nei quadri presenti nella mostra spicca questa ineffabilità che io interpreterei come essenza della pittura, soprattutto della corrente impressionista.

 
 
 

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