top of page
Blog: Blog2
  • Immagine del redattoreProspettive Magazine

Seduti, applaudite, ridete, SILENZIO.

A più di una settimana dal termine del famoso Festival della musica italiana, rimane della manifestazione niente più della lite tra Morgan e Bugo.

Noi il Festival lo abbiamo guardato nella direzione delle poltrone. Nella direzione del pubblico. Basta girare la testa per notare una schiera di persone che, attraverso gli anni, rimane l'unica componente del Festival che non cambia.

Non per composizione, per presenza fisica. Per idee, per sentimenti, per emozioni.

Perché i cantanti portano innovazione, noia, spregiudicatezza, allegria, sonno in alcuni casi: ci hanno però abituato (come del resto è tipico dell'arte musicale) ad una grande varietà di emozioni.

Il pubblico di Sanremo invece, è quel particolare di una foto, o di un'opera, che ti dà la chiave per interpretare, capire o semplicemente guardare meglio l'insieme della stessa. Il punto focale. Di cosa, ci si chiede. Ve lo dico subito: dell'invecchiata, accomodata e comodataria sinistra italiana attuale. Una sinistra borghese, una sinistra di stampo liberale (ossimoro necessario, visti i tempi), una sinistra che non sceglie, ma si scaglia contro chi le prende, le scelte. Una sinistra che, per condotta ed idee, è il naturale proseguio senza grinta e senza idee della vecchia DC. Sottolinerei "senza grinta e senza idee" per correggere subito il tiro: le idee ci sono, ma è meglio che rimangano tali. Un giudice apatico, conservatore in maniera gretta e talvolta in maniera imbarazzante e contrastante persin con sé stessa. Un pubblico che fatica ad applaudire al merito reale, mentre dispensa un calore creato ad hoc per una serie di avvenimenti o personaggi collaudati, che non disturbano oltre il limite di gradimento, e si fanno portatori delle opinioni giuste (solo delle opinioni). Un pubblico che difficilmente si alza dalla sua sedia, difficilmente sposta il baricentro in favore di uno sbilanciamento qualsiasi, fuori dallo schema preordinato trenta anni or sono delle categorie generali e speciali. Un pubblico che finge l'intellettualità per poter competere esteriormente con qualsiasi figura, e porsi nella condizione di sindacare e rettificare, ma realmente ne rifugge gli approfondimenti e gli sforzi innovativi. Un pubblico silenzioso e senza idee, che lusinga il diverso senza farlo proprio, perché effettivamente non desideroso di esserne custode o partecipe. Una vita ridotta a museo. Dove la frase ripetuta sarebbe: "bellissimo, uno sforzo esaltante ed un'espressione di diversità notevole. Bellissimo e bravissimo, ma nel mio salotto non ci sta bene." Un'arma automatica, ma completamente scarica di qualsivoglia forza e linfa tali da centrare un obiettivo comune. Posto che un obiettivo comune ancora ci sia.





Gabriele Lacanna

39 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page