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  • Immagine del redattoreProspettive Magazine

Una rivolta romantica

Due magliette nere, vestite di capelli lunghi e labbra avvinghiate. Lo sfondo è quello di un treno rosso. Quanti treni rossi vedono ogni giorno le stazioni, quanti baci e quanti sguardi lanciati da locomotive in partenza che sanno di addìi. Molte di queste scene transitano ormai anonime davanti a noi che risultiamo come macchine impostate su un solo obbiettivo: il “non fare tardi” che rende tutto incredibilmente frenetico.

Quanto è ovvio tutto questo, il fatto che si guardi non vedendo accecati dalla frenesia di tutti i giorni. Ancora più ovvio, però, è il fatto che qualcuno lo scriva, come sto facendo io in questo momento. Non voglio calare nell'ovvietà in cui ci troviamo troppo spesso intrappolati, ma solo raccontare ciò che ho visto.


Due magliette nere, su uno sfondo, uno dei più banali che si possano trovare in una stazione, un treno rosso. Nonostante tutta la banalità che questa scena comporta ho iniziato a rivederla nella mia testa più e più volte, come se fosse cosa rara; ho iniziato, allora, ad immaginarmi una storia dietro a queste che possono sembrare due semplici labbra che si accarezzano.


Mi sono chiesto quali eventi avessero portato a quel bacio fra quelle due fanciulle con l’aria sbarazzina ed il sorriso caratteristico dei primi amori. Se, ad esempio, potessero essere le protagoniste di una di quelle pellicole sdolcinate, piene di vicissitudini che non compromettono però uno scontato lieto fine; oppure se appartenessero ad una storia più tortuosa, di chi per trovarsi e farsi trovare ha dovuto prima ammettere il proprio amore, che qualcuno giudicava sbagliato. Chissà perché poi, chissà da quando un amore è sbagliato mentre uno è giusto, chissà perché due anime dolci, come le due magliette nere in questione, debbano sentirsi osservate esprimendo il proprio sentimento con dolcezza.

Forse un sentimento così forte raccolto in un gesto così semplice e romantico può provocar invidia in tanta gente che guarda, ma non si riconosce in quella felicità.


"Una scena, questa, che sembrava vivere di anima propria, pareva che la casualità fosse ricercata"

Una scena, questa, che sembrava vivere di anima propria, pareva che la casualità fosse ricercata. Un anonimato che le avrebbe permesso di sottrarsi a quegli sguardi che con troppa facilità l’avrebbero giudicata. Pareva così che ancora una volta una dimostrazione d’amore avesse preferito ricercare la solitudine piuttosto che accettare lo scontro con sguardi discriminatori. Forse è stato tutto questo insieme di considerazioni che mi hanno spinto ad aprire il computer per fotografare questa scena così da omaggiarla a dovere, in modo che non sparisse ancora una volta incompresa.

Sembrava che anche i colori che andavano sovrapponendosi rappresentassero in un certo qual modo le due giovani interpreti ed il loro mondo. Quei tre colori sembrava che si fossero cercati per integrare la scena, per non lasciarla sola.


Le loro magliette di colore nero, che come spesso accade è associato al “diverso”, se di questo si può parlare. Un “diverso” che forse è così chiamato perché mette paura a chi lo guarda e non lo conosce, non sapendo che molto può celare se mirato più intensamente.


Poi il rosso, quello del treno dietro di loro. Non ho guardato la sua destinazione, né se fosse in partenza o in arrivo. Un rosso, che su rotaia rappresenta l'alta velocità dei trasporti, in una nazione in cui purtroppo però i treni molto spesso viaggiano più veloci del pensiero. Quel rosso che ha il sapore della passione e del sentimento più comune a cui questo colore lo si associa: l'amore. Qui l'amore però non è che un punto di partenza per una riflessione più profonda.


Infine il verde, cera che solitamente viene attribuita alla speranza, ma che in questo caso viene sopraffatta dalla reazione inquieta di un passante. Questa volta il verde non è che un cardigan vestito di vuoto e pregiudizi. È un antagonista insomma, che c'è in ogni storia che si rispetti. La rappresentazione della pochezza di spirito che si oppone al volere del protagonista. Il binomio più vecchio del mondo: gli eroi, belli e fieri in ogni tratto del suo essere, contro la propria nemesi, quella che li tormenta da una vita.

Non so se in questa storia avremo lo stesso lieto fine, quel “felici e contenti” che fa innamorare bambini e bambine di tutto il mondo. Non so se è quello che questa scena vorrebbe o se gradirebbe solamente di essere ammirata per quel che è: due magliette nere che vestono due labbra morbide, avvinghiate tra loro, davanti ad uno sfondo rosso, manto di un treno con infinite destinazioni, che possa portare lontano ciò di cui è stato partecipe. Una scena d'amore incondizionata, presa per ciò che è.


Con un finale verde che non sia più un semplice ed inquieto cardigan, ma anzi che possa essere il simbolo di una speranza che scacci l'ottusità e la malignità, i commenti pronti a denigrare la felicità altrui. Di una speranza che possa cavalcare quel treno dal manto rosso come fosse il suo destriero e che possa arrivare lontano, là dove l'amore ha scacciato l'ottusità e là dove esiste il lieto fine.


"Alla fine però tutto questo non è che pura immaginazione. Forse è solo questo"

Alla fine però tutto questo non è che pura immaginazione.

Forse è solo questo.

Forse quel nero è solo nero, quel rosso è solo rosso e quel verde è solo verde.

Anche se a me piace pensare, che quelle due fanciulle si stiano ancora baciando alla stazione.





Francesco Leotta


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